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LA PRIMA GUERRA DEI DRAGHI

Parallelamente ai Primi Popoli, anche i draghi avevano continuato a vivere nel mondo neonato, fungendo da guardiani e protettori delle altre creature. Questi mastodontici esseri, figli di una stessa madre divina, non avevano mai conosciuto la violenza e portavano avanti le loro pacifiche esistenze in armonia con il mondo e con coloro che lo abitavano.
Ma la corruzione degli Eldarim insegnò anche ai draghi l'esistenza di sentimenti come l'odio, l'invidia e l'orgoglio. Allora i Dai-Mon parlarono ai draghi per spingerli a sviluppare queste nuove scoperte e ad abbandonare il loro ruolo di difensori del mondo neonato
Tra tutti, i draghi nati da Iride si dimostrarono i più inclini a farsi trascinare da questi nuovi sentimenti. Essi per primi scoprirono che essendo figli degli dei quanto del mondo neonato, possedevano per nascita quella stessa magia che i Dai-Mon avevano insegnato ai Morak, e sotto la guida dei Dai-Mon stessi iniziarono a svilupparla al solo scopo di dare dimostrazione della loro forza e potenza.
Quando i loro poteri furono sviluppati, i Dai-Mon dissero loro che non era giusto che delle creature così potenti dovessero servire ed aiutare esseri fragili come quelli che popolavano il resto del mondo neonato. Essi, dissero, non erano stati creati per servire ma per essere serviti.
Così alcuni draghi, guidati dai rossi che erano i più grandi e forti tra loro, si recarono presso gli Or-ok e dissero loro che da quel momento in poi avrebbero dovuto servirli e portare loro cibo e tributi, e che se non lo avessero fatto sarebbero stati distrutti.
Essi non osarono però minacciare gli Inoi e gli altri popoli che vivevano con essi, sapendo che godevano della protezione degli dei. Né avvicinarono i vari gruppi di Hig-ean, che nel frattempo erano a loro volta diventati delle creature molto potenti e che avrebbero potuto offrire una maggiore resistenza, a cui ancora non erano pronti.

I draghi nati da Platino furono invece più cauti. Platino stesso, che ancora viveva tra loro, li convinse a diffidare delle proposte e delle promesse dei Dai-Mon, e ad affidarsi agli dei per avere consiglio. E gli dei dissero loro che avrebbero dovuto sfruttare il loro potere in favore del mondo neonato e non per impressionare i popoli che lo abitavano. Così essi iniziarono ad imparare come usare il loro potere per incanalare il potere divino che veniva loro dagli dei, ma nonostante questo l'orgoglio si fece strada nei loro cuori, e più essi diventavano potenti più desideravano diventarlo per dimostrare agli altri draghi che la loro era la giusta via da seguire.
Ancora una volta Platino parlò loro e li ammonì, facendo loro giurare che non avrebbero mai usato il loro potere contro altre creature se non per difendersi.
I draghi così giurarono, ma molti tra essi non furono contenti del giuramento. Più di altri, i dorati e gli argentati ritenevano che fosse loro dovere impedire agli altri draghi di diventare troppo potenti. Essi tuttavia non vollero infrangere il giuramento che avevano prestato, ma iniziarono a stringere patti di amicizia con gli Hig-ean, sapendo che prima o poi gli altri draghi li avrebbero minacciati, e in questo modo avrebbero dato loro la possibilità di intervenire senza venire meno al loro voto.

I draghi nati da Diamante rifiutarono di ascoltare i Dai-Mon quando questi si presentarono loro. Essi sapevano quale fosse il loro ruolo nel mondo neonato e desideravano preservarlo. Né l'avidità dei figli di Iride né l'orgoglio dei figli di Platino li tentavano. Già da tempo, inoltre, essi avevano iniziato a comprendere il potere che era loro per diritto di nascita, ma lo avevano plasmato in una nuova forma che era diversa da tutto ciò che era esistito prima di allora. Contrariamente agli altri draghi, però, essi avevano scelto di tenere per sé le loro capacità anziché mostrarle agli altri come dimostrazione della loro forza. Essi continuarono a vivere in pace con il mondo, osservando ciò che gli altri draghi facevano, senza mai intervenire.

I figli di Notte, che da sempre vivevano ai margini del mondo, non vennero neppure contattati dai Dai-Mon, e continuarono a vivere nel loro spontaneo isolamento.

Con il passare del tempo, i figli di Iride, che i Primi Popoli avevano iniziato a chiamare Draghi Cromatici, divennero sempre più audaci ed iniziarono a minacciare anche altri popoli. Non attaccarono mai gli Hig-ean, facendosi così beffe dei figli di Platino, ormai noti come Metallici, e del loro giuramento che impediva loro di intervenire. Imposero però il loro dominio a vari gruppi di Inoi, Eldarim, Morak e loro discendenti, chiedendo loro servigi, doni e tributi per non essere distrutti.
Inizialmente nessuno degli dei intervenne, ma quando un villaggio tentò di insorgere contro i cromatici e venne distrutto, Alia decise di scendere nel mondo per fermare questi scontri, e scoprì con orrore qualcosa che nessun dio, tranne Tar, aveva sospettato: la sua sola presenza al cospetto delle nuove razze era peggiore della distruzione portata dai draghi. Esse non avevano in sé la stessa parte divina che aveva permesso ad Eldarim, Inoi e Morak di comunicare apertamente con gli dei. La presenza stessa di un dio tra di loro era in grado di ucciderli o farli impazzire sul colpo con l'esposizione al suo potere divino. L'unico modo in cui Alia avrebbe potuto scendere tra loro sarebbe stato quello di incarnarsi nella materia, ma in questo modo si sarebbe resa inerme e vulnerabile di fronte ai draghi, che quindi non l'avrebbero temuta né ascoltata.
Così Alia fu costretta a tornare nel Nulla ed a riferire agli altri dei quanto aveva scoperto.
Nel frattempo, i popoli minacciati dai draghi cromatici decisero che avrebbero chiesto aiuto agli altri draghi, ma quando parlarono con i Metallici essi, vincolati dal loro giuramento, dissero di non poterli aiutare, e quando alcuni di essi tentarono di parlare con i figli di Notte non vennero neppure ascoltati. Ma quelli tra loro che parlarono con i figli di Diamante perorando la loro causa, riuscirono a convincere questi draghi che avrebbero dovuto usare i loro poteri per proteggerli dai Cromatici e così fu.
I draghi delle Gemme, come erano stati ribattezzati, offrirono rifugio presso di loro ai popoli vessati dai Cromatici, certi che questi non li avrebbero attaccati. Ma i draghi di cristallo, i più grandi e potenti tra essi, ritennero che questo non fosse sufficiente. Così essi si recarono presso un villaggio che era stato asservito ai draghi rossi e li scacciarono, liberandolo e dimostrando così la loro superiorità.
Fu proprio quest'ultima cosa a scatenare l'odio dei rossi nei loro confronti. Loro erano i più potenti tra i draghi e non potevano accettare di essere improvvisamente relegati al secondo posto.
C'era un solo modo perché i rossi potessero dimostrare la loro supremazia. I draghi di cristallo dovevano essere distrutti.

Così i rossi finsero di accettare la sconfitta e si ritirarono nelle loro tane, ma per anni affinarono in segreto le loro forze e strinsero patti con gli altri cromatici preparandosi a sferrare un massiccio attacco che avrebbe dovuto porre fine ai draghi di cristallo in una sola notte.
Ma i Dai-Mon seppero di quanto stava accadendo e decisero che questo per loro non era sufficiente. Così, mentre spingevano i cromatici ad attendere e diventare sempre più forti prima di attaccare, alcuni di essi si finsero draghi delle gemme ed avvisarono i draghi di cristallo di ciò che stava per accadere.
Quando infine i draghi rossi ed i loro alleati attaccarono, scoprirono che il loro attacco non era inaspettato.
Contemporaneamente, i Dai-Mon attaccarono i draghi Metallici fingendosi draghi rossi, per trascinare anche loro nello scontro.
Ebbe così inizio la prima guerra dei draghi, che si trascinò per anni senza che nessuna delle parti riuscisse ad avere la meglio sulle altre. La ragioni per cui la guerra era iniziata vennero presto dimenticate, ogni gruppo di draghi finì con il combattere tutti gli altri, e talvolta perfino all'interno dei gruppi stessi nascevano scontri e battaglie. Solo i figli di Notte rifiutarono di farsi coinvolgere e si tennero fuori dalla guerra.
Lo scontro devastò il mondo neonato, e prima ancora che fosse finito distrusse tutto ciò che su di esso era stato costruito.
Con l'aiuto dei Dai-Mon, i draghi Rossi riuscirono infine a raggiungere il loro obiettivo, la distruzione dei draghi di Cristallo. Ma quando l'ultimo di essi fu stato distrutto, gli altri draghi si guardarono intorno e scoprirono che la loro guerra aveva portato morte e distruzione ovunque, e che dei Primi Popoli nessuno era sopravvissuto.
E i Dai-Mon ne gioirono.


Prosegue con: La Ricostruzione e i Nuovi Popoli

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