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LA GUERRA DELLA MAGIA

La guerra tra gli Eldarim e i Morak si trascinò avanti per anni, contrapponendo il potere degli dei usato dagli Eldarim alla magia adoperata dai Morak, oltre allo scontro fisico. I Morak erano più forti, sapevano combattere e nascondersi, e la magia insegnata loro dai Dai-Mon li rendeva potenti. Ma gli Eldarim potevano guarire i loro feriti e a volte resuscitare i loro morti. E alla fine i Morak iniziarono inesorabilmente a diminuire e i pochi sopravvissuti si rifugiarono sempre più in profondità nel sottosuolo per sfuggire agli Eldarim.
Da questa prima guerra, una delle essenze divine scelse la sua strada e divenne Dunbar.
Nel frattempo alcuni Eldarim avevano deciso di non proseguire la battaglia iniziata contro i Morak, e di seguire il loro fratello presso gli Inoi, che non avevano preso parte alcuna nella battaglia. Essi li accolsero come avevano accolto il loro fratello prima di loro. E gli Eldarim insegnarono agli Inoi come comunicare con gli dei, e gli Inoi insegnarono agli Eldarim come parlare alla natura. E quando i Morak non ebbero più alcun luogo in cui fuggire, essi si recarono a loro volta dagli Inoi, ma vedendo che gli Eldarim si trovavano lì temettero per le loro vite e non si avvicinarono.
Ma gli Inoi li videro e li fermarono, assicurando loro che lì nessuno avrebbe fatto loro del male, poiché essi non lo avrebbero permesso.
Così Morak, Inoi ed Eldarim vissero per la prima volta come un unico popolo, unendo le loro conoscenze e le loro abilità. Da questo spirito di pace e collaborazione prese forma Alia, dea della pace.

I Dai-Mon non apprezzarono questa nuova unione, ma non tentarono di fermarla, sapendo che non sarebbe bastata ad interrompere la loro esistenza sul mondo neonato. Anche se adesso la magia veniva usata anche dagli Eldarim e dagli Inoi, insieme al potere degli dei ed alla forza della natura, ed essi tentavano di usarla in modo tale che nessuno ne venisse danneggiato, la maggior parte degli Eldarim non aveva rinunciato ai propri propositi di sterminio.
Essi però erano cambiati, giacché la loro sete di sangue li aveva corrotti più di quanto avrebbe mai potuto fare l'amore di un Morak, ed ora essi erano ancora vicini agli dei, ma non più a quegli stessi dei che li avevano amati e protetti fino ad allora. Il posto che nelle loro vite era stato occupato dall'amore e dalla contemplazione, ora era riservato alla rabbia, all'odio ed alla violenza. Anche il loro aspetto era cambiato, riflettendo la loro mutazione. Essi erano sempre belli ed eterei come un tempo, ma ora la loro bellezza era quasi oscura, la loro trasparenza quasi spettrale.
Essi non osavano attaccare gli Inoi, sapendo che ormai erano in grado di padroneggiare quanto loro il potere divino, ma ogni volta che uno dei Morak o dei loro antichi fratelli Eldarim si allontanava a sufficienza dalla loro protezione, essi lo assalivano ed uccidevano.

Gli anni passarono e il figlio dell'Eldarim che per primo era stato accolto tra gli Inoi divenne adulto.
Col tempo diversi tra gli Inoi si erano uniti agli Eldarim e perfino ai Morak, e nuovi popoli erano scaturiti da questa unione. Dalle unioni con gli Eldarim era nato un popolo di creature esili ed aggraziate che avrebbero preso il nome di El-eif, “Figli dell'aria”. Dalle unioni con i Morak, tutti diversi tra loro, erano scaturite diverse razze, ma poche di esse erano sopravvissute a lungo. Una era di creature alte e poderose ma brutte e sgraziate, che presero il nome di Or-ok, “Nati dagli alberi”, per via della loro pelle che ricordava la corteccia degli alti fusti. L'altra, per contro, era di esseri piccoli e tozzi ma più simili agli Inoi, che presero il nome di Nan-eif, “Figli della roccia”.
Anche gli Eldarim e i Morak si unirono, come già era avvenuto in passato, e da queste unioni nacquero diverse creature, alcune con l'altezza dei primi Eldarim e la possanza dei Morak, altre più simili agli stessi Inoi da cui pure non derivavano. I primi vennero chiamati Hig-ean, “Discendenti dei padri”, i secondi Um-inoi, “Simili agli Inoi”.
Ma in tutto questo, il figlio dell'Eldarim che per primo era stato accolto tra gli Inoi restava unico, poiché non c'era nessuno dei nuovi nati che gli somigliasse veramente. Come altri figli di Eldarim e Morak egli assomigliava agli Inoi, ma era più grande e robusto, e crescendo i suoi occhi avevano assunto lo splendore di quelli degli Eldarim, ma il suo corpo si era incurvato ed era divenuto asimmetrico, più simile a quelli dei Morak.
Egli era sempre stato tenuto all'oscuro della sua storia, ma adesso che Eldarim, Morak ed Inoi vivevano assieme, erano ormai in molti coloro che la conoscevano e ne parlavano, poiché era dalla sua nascita che la prima guerra aveva avuto origine. Così, inevitabilmente, giunse il giorno in cui egli seppe quello che era accaduto alla sua nascita, e quando vide ciò che gli Eldarim avevano fatto a sua madre ed alla sua gente, egli decise che avrebbe compiuto la giusta vendetta distruggendo gli Eldarim rimasti.
Egli allora si rivolse agli Inoi perché lo aiutassero, ma gli Inoi non vollero dare inizio ad un'altra guerra e tentarono di dissuaderlo, senza riuscirci.
Chiese allora aiuto agli Eldarim ed ai Morak, ma entrambi avevano già visto troppo sangue bagnare il mondo neonato e cercarono di fargli capire che la vendetta ormai era inutile, ma non vi riuscirono.
Egli si rivolse allora ai Nuovi Popoli, e tra tutti loro gli Or-ok e alcuni tra gli Hig-ean accettarono di seguirlo.
Essi tuttavia, per quanto forti, erano pochi, ed egli sapeva che non sarebbero stati sufficienti a combattere gli Eldarim corrotti. Non volle però rivolgersi agli dei in cerca di aiuto, poiché li riteneva colpevoli di quanto era successo. Né voleva cercare il sostegno dei Dai-Mon, che aveva tradito sua madre nel peggiore dei momenti. Né poteva rivolgersi agli spiriti della natura, poiché sapeva che essi non lo avrebbero ascoltato sapendo quello che intendeva fare.
Così, poiché gli Eldarim avevano portato la morte alla sua gente, fu alla Morte che egli si rivolse, pregandola di concedergli il potere di distruggere gli Eldarim come gli Eldarim avevano distrutto i Morak. E la Morte lo ascoltò.
I Morak e gli stessi Eldarim che erano rimasti uccisi durante la guerra uscirono dalle loro fosse ed al suo comando si mossero contro gli Eldarim corrotti. La guerra fu lunga e violenta, ma gli Eldarim non ebbero mai alcuna speranza di vittoria, poiché ogni nemico che abbattevano, vivo o morto che fosse, si rialzava per riprendere la lotta, ed il capo dell'esercito, protetto dalla Morte stessa, non poteva essere ucciso.
Così gli Eldarim corrotti vennero sterminati ed i morti tornarono nelle loro tombe, ma quando i sopravvissuti dell'esercito tornarono dagli Inoi, questi si rifiutarono di accoglierli.
Il loro comandante non volle combattere il popolo che lo aveva amato ed accudito, così si allontanò accompagnato dagli Or-ok, mentre gli Hig-ean superstiti si dispersero. E sapendo di non appartenere ad alcuna razza, scelse, per sé soltanto, il nome di Negmor, “Rifiutato dalla Morte”.


Prosegue con: La Prima Guerra dei Draghi

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