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LA SECONDA GUERRA DELLA MAGIA

Con l'intervento dei prescelti dei Dai-Mon, i detentori del potere divino furono improvvisamente spiazzati dalla comparsa di nuovi avversari la cui stessa esistenza era imprevista. Essi attingevano al potere dei Dai-Mon e del mondo stesso così come loro facevano con quello degli dei, ed erano a tutti gli effetti loro pari, se non addirittura superiori. Infatti se con la scomparsa dei primi popoli era svanita anche la capacità di contenere e sopportare il potere divino, non altrettanto era accaduto per la magia, che continuava a poter scorrere libera nel corpo degli abitanti del mondo neonato, e si dimostrava adesso più forte di quanto non fosse mai stata grazie all'intervento dei Dai-Mon stessi, che della magia erano fonte e prodotto, genitori e figli al tempo stesso.
A rafforzare ulteriormente la loro supremazia vi era il fatto che essi combattevano per un unico scopo, laddove i seguaci degli dei dovevano non solo contrastarli, ma anche continuare a difendersi dai loro originali avversari in quella che divenne nota come la Seconda Guerra della Magia.
L'esito delle loro azioni non fu però quello che i Dai-Mon avevano agognato.
Sfruttando l'evidente inferiorità dei seguaci degli dei, le schiere dei neutrali riuscirono a convincere questi ultimi ad abbandonare la loro rivalità ed a riunirsi in un fronte compatto per fermare l'avanzata degli stregoni, così come vennero chiamati gli emissari dei Dai-Mon.
E così fece Celaban, che riunì in consiglio gli altri dei principali per far notare loro come la guerra che avevano causato non fosse stata di beneficio per nessuno ad eccezione dei Dai-Mon, e come fosse ormai necessario mettere da parte il loro conflitto per affrontare quello che era il vero avversario.
Né Luxiana né Tetranor furono disposti ad ammettere di aver avuto torto nello scatenare la guerra degli dei, ma entrambi dovettero convenire che era giunto il tempo di porvi fine, ed incitarono i loro seguaci a combattere al fianco di quelli che fino a quel momento erano stati i loro nemici, perché i Dai-Mon non divenissero gli unici padroni del mondo.
Questo non fu però sufficiente. I servitori degli dei erano indeboliti e provati dalla lunga guerra che li aveva visti contrapposti, e anche lottando assieme non riuscivano a contrastare efficacemente le forze messe in campo dai Dai-Mon, il cui numero, al contrario, si accresceva di continuo. Ad essi si erano infatti uniti numerosi popoli che vedevano nella sconfitta degli dei e dei loro seguaci l'unica via per liberare il mondo dalla guerra. E a questi si erano aggiunti numerosi servitori della Morte, spinti unicamente dal loro desiderio di avvicinarsi sempre più alla loro signora e tributarle omaggio distruggendo i viventi sui campi di battaglia.

Fu così che da quello che avrebbe potuto essere un ritorno alla pace, con la riunione delle tre fazioni in guerra, scaturì invece un ulteriore inasprimento del conflitto, nel quale le forze divine sembrarono destinate a dover conoscere una dolorosa sconfitta.
Ancora una volta i seguaci degli dei avevano dalla loro parte la capacità di ridare forza e vigore alle loro truppe, e perfino di riportarle in vita, ma questo servì soltanto a rallentare l'avanzata dei loro nemici, senza poterla in alcun modo arrestare.
La guerra si trascinò per anni, mentre il potere degli dei si indeboliva sempre più man mano che i loro seguaci diminuivano di forza e numero, e la loro capacità di agire nel mondo scemava con essi. Anche gli angeli schierati al fianco dei mortali potevano poco contro le forze del nemico, sostenute del potere dei Dai-Mon, che contrariamente agli dei potevano combattere al fianco dei mortali, e da quello degli angeli neri della Morte, evocati dai suoi servitori per contrastare le forze divine.

Quando tutto sembrava ormai perduto, gli dei si videro costretti a cercare aiuto, ed inviarono i loro angeli a parlare con i draghi, perché essi si unissero al conflitto e riportassero equilibrio tra le forze contrapposte. Ma così come i draghi non avevano voluto cedere alle lusinghe dei Dai-Mon tempo prima, allo stesso modo essi non risposero all'appello degli dei, suggerendo loro di smettere di combattere ed offrendosi di proteggere i loro seguaci se lo avessero fatto, ma rifiutandosi di entrare in guerra a loro volta. Solo alcuni tra essi furono tentati di unirsi all'esercito degli dei, ma gli altri li fermarono, impedendoglielo.
Così gli dei dovettero fare ciò che non avrebbero mai ritenuto possibile, e cercarono il sostegno delle forze naturali del mondo, quegli stessi spiriti che avevano ritenuto blasfemi ed irresponsabili quando essi avevano sottratto il nuovo nato alle loro giuste ire.
Questi si erano mantenuti del tutto neutrali durante il conflitto, non prendendovi parte in alcun modo, e così avevano fatto i loro seguaci, molti dei quali avevano chiesto asilo ai draghi prima che la guerra divenisse più cruenta. Essi non credevano nella guerra come strumento per raggiungere un obiettivo, e accettarono di schierarsi al fianco dell'esercito divino solo dopo la solenne promessa da parte degli dei che, una volta che i Dai-Mon fossero stati sconfitti, essi non avrebbero ripreso a combattere tra di loro, bensì avrebbero stipulato una tregua per consentire il ritorno della pace nel mondo neonato.

Celaban fu il primo ad accettare le loro condizioni, promettendo che avrebbe posto termine a qualunque ostilità, a condizione che legge e caos facessero altrettanto, nel momento stesso in cui le schiere guidate dai demoni fossero state arrestate, e che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per far tornare e mantenere la pace. Egli non era mai stato a favore della guerra, e pertanto diede la sua parola, sapendo però che avrebbe potuto mantenerla solamente se le altre due fazioni divine avessero accettato la tregua, poiché in caso contrario sarebbe stato costretto ad infrangerla per evitare che l'equilibrio venisse intaccato.

Luxiana fu la seconda ad accettare le condizioni degli spiriti, promettendo che avrebbe posto termine a qualunque ostilità nel momento stesso in cui le schiere guidate dai demoni fossero state sconfitte e sottomesse, e che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per imporre e mantenere la pace, ma che avrebbe mantenuto il diritto di contrattaccare se fosse stata attaccata. Ella riteneva che una vittoria contro i Dai-Mon fosse comunque più valida di uno stallo contro le forze del caos, e che una pace sostenuta dalle sue forze sarebbe stata molto vicina al suo concetto di ordine, e quindi ad una sua vittoria della guerra, e pertanto diede la sua parola, sapendo che non l'avrebbe mai infranta.

Tetranor fu l'ultimo ad accettare le condizioni degli spiriti, promettendo che avrebbe posto termine a qualunque ostilità nel momento stesso in cui le schiere guidate dai demoni fossero state distrutte ed annientate, e che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per non ostacolare e mantenere la pace. Egli vedeva i Dai-Mon come una minaccia alla sua supremazia ed al suo potere, e sapeva che essi dovevano essere fermati ad ogni costo, ma temeva che questa soluzione potesse essere del tutto contraria a ciò che egli desiderava per il mondo neonato, e pertanto diede la sua parola già sapendo che al momento opportuno l'avrebbe infranta.

Pur non essendo pienamente soddisfatti delle condizioni poste dagli dei, gli spiriti decisero di aiutarli per il bene del mondo neonato, e di fornire loro supporto e sostegno nel conflitto contro l'esercito dei Dai-Mon.
Fu così che le sorti della guerra mutarono improvvisamente.


Prosegue con: La Fine delle Guerre

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