PG: ZOROATHR ------------------------ Razza: Umano Classe: Negromante Allineamento: Caotico Età: 87 Forza: Scarsa. Non può arrampicarsi, a fatica si tiene aggrappato ad un sostegno. Usa un lungo bastone per camminare. Non può portare troppo equipaggiamento, come spade o simili, peserebbero troppo. Ovviamente fa largo uso della magia oscura per compensare questa sua debolezza. Agilità: Media. Ovviamente senza intenderlo come capacità di schivare, ma come uno sviluppato senso dell’equilibrio (è cieco) o come gesti grifagni della mano quando recita le sue formule. Quando vuole sa essere molto preciso e fermo per la sua età. Intelligenza: Ovviamente Alta. Ha investito la sua vita nello studio delle arti oscure. Ha una mente stremamente acuta, è scaltro, ingannatore, mente, recita, tradisce, persegue i suoi fini senza darlo a vedere, sa essere comunque saggio e calmo. Anzi, più che calmo è... glaciale. Freddo. Magia: 3 PM Abilità: 1 PA Combattimento: Scarso in corpo a corpo, medio (grazie ai sensi sviluppati) nel lancio di coltelli o stelle, soprattutto in assenza di luce. Cavalcare: Il minimo indispensabile, quanto gli permette di stare in sella su un cavallo che va al passo. Andare al galoppo è un problema, figurarsi saltare. Ma in questo, magari, potrebbe aiutare la magia oscura... Nuotare: Va a fondo come un mattone Lingue: Comune, Demoniaco, Lingua delle Sirene, Elfico (per entrare in possesso di alcuni tomi ha dovuto ingraziarsi gli elfi, e quale metodo migliore se non quello di imparare la loro lingua?) Descrizione: Vecchio, ma... grosso. O almeno, lo sembra date le tuniche pesanti che porta, appena scopre le braccia si rivelano grissini. Il volto è incavato, da vecchio, lungo, con una lunghissima barba grigio topo, stopposa. Le guance sono incavate, le sottili labbra mostrano una dentatura distrutta, gialla e marcia. Non ha alito. Sembra che non respiri. Strano... Sugli occhi ha una sgualcita benda rossa o verde, uno straccio, legato alla bell’e meglio per non far vedere le due orribili cavità orbitali vuote. Il naso è adunco. La pelle, nonostante sia stata segnata dagli anni, non ha nei o porri. Ogni volta che fa un movimento brusco, però, ansima leggermente, un rauco raspare dei polmoni in cerca di ossigeno. Colore degli occhi... quali occhi? Se si scopre il torace (non lo fa mai) si vede una lunga cicatrice, orribile, che lo taglia a metà in diagonale, dalla sua anca sinistra all’ascella destra. Non dice a nessuno come se l’è procurata (un gruppo di chierici fanatici l’ha scoperto mentre compiva un sacrificio). Si muove curvo, strisciando i piedi. Quando è in pericolo, però, è come se si svegliasse, diventa più coordinato e pronto (nei limiti della sua età). Non ha muscoli apparenti, si regge su un lungo bastone sormontato dal teschio di un vitello, cornuto, ad ornare la sommità del bastone. Lungo tutto il manico sono appiccicate con ceralacca rossa delle piccole pergamene con piccole maledizioni, che se brucia si attivano. Si veste con larghe tuniche, un paio di stivali lisi, guanti senza le dita ed un largo cappello classico, da mago, con tesa e punta. I colori spaziano dal verde marcio al marrone al grigio palude. Dotazione: - Bastone - Erbe per pozioni - Fiale di veleni o simili - Elisir della verità - Bastone - Maledizioni pronte all’uso da bruciare - Fiaschetta di forte liquore - Ossa e componenti per incantesimi, una daga incrostata di sangue e qualche orribile parte corporea in piccole buste di cuoio (occhi o tranci di cuoio capelluto) che se fa caldo mandano un odore atroce, altrimenti le nasconde così bene che è impossibile trovarle e fiutarle. Personalità: Beh, che personalità può avere un individuo che ha passato la sua vita con l’unico scopo di raggiungere il potere? "Tu, mortale, tu, che cosa vuoi saperne del potere? Hai mai sentito il formicolare dell’energia oscura nelle tue vene? Eh? EH?" allunga un dito storto, con una lunga unghia appuntita, davanti ai tuoi occhi. "Ma sì, cosa mi aspetto che tu possa saperne, del potere. Tu..." sputa le parole come se avessero un cattivo gusto "...che vivi la tua squallida esistenza, se sapessi dove sono stato, se vedessi con i tuoi occhi quel che ho visto io con i miei" si porta il dito sotto la benda, come se fosse intenzionato a strapparla via "non rideresti così di me. Vuoi vedere i miei occhi? O quel che ne rimane? Come osi insultarmi? "Stupido vecchio", mi hai chiamato. Ora vedrai". A questo punto potrebbe incidersi sul posto prelevando una goccia del suo sangue e magari farla risplendere di un fuoco verdognolo. Così, per far spaventare il suo interlocutore. Brama il potere, la forza. Vive per quello. Non agogna ad altro, insomma. Cosa ha visto, cosa ha fatto, ciò che ha dato, ha sacrificato, soffrendo, strisciando nella polvere dell’autocommiserazione, fino a ridursi ad un rudere, per poi rinascere. Ha lasciato le sua spoglie "carnali", diciamo, ha abbandonato una parte di coscienza, non prova più rimorso, si trascina sul piatto manto del mondo sensibile finchè la forza della morte non lo possiede. Ed allora rinasce, trasportato da questo potere che può riempirlo senza che nulla di lui si opponga, perché ormai non vi è più rimorso, vi è estasi, un caldo e spinoso e buio e terribile abbraccio che è il fine ed il mezzo della vita del necromante stesso. Si reputa superiore agli altri umani, non è superiore, è diverso. È sublimazione dell’io cosciente rinchiuso in un corpo cadente. È lui, per lui, e tutto il resto dopo. È il suo potere che lo guida, lo sostiene, lo differenzia dagli altri mortali. Ma la coscienza non può essere del tutto annientata. Ne rimane sempre un brandello, attaccato con le unghie all’anima. Ed ogni tanto si fa sentire, quando uno si guadagna la "fiducia" del negromante, questo può arrivare a fargli magari un favore, ma solo se ben disposto. È questo brandello di coscienza, che lui disprezza, ad impedire che la prossima volta che sentirà la morte non si abbandoni a lei. Che non venga trasportato, strappato via dalle sue spoglie decadenti per essere portato in un oceano di... non si sa, di cosa. La Morte non lo ricompenserà, ma il suo abbandono è totale e incondizionato. Lui disprezza questo brandello, ma è lo stesso spirito di sopravvivenza che non lo distrugge, è la sua stessa umanità che lo tiene qui, su questo piano mortale, mentre lui agogna all’infinito. Storia: Era un necromante molto potente. Molto, molto potente. Ora, perché si è ridotto alle condizioni attuali? Perché non schiocca le dita e fa morire una persona? Il mistero risiede in una notte di poco tempo fa, quando tentò di aprire un portale fisso che lo conducesse agli inferi, e da cui potesse trarre maggior potere. Qualcosa andò storto. Aveva usato parte della sua energia vitale per creare un collegamento tra il corpo di un neonato morto d’asfissia durante il parto ed un cerchio di ametista. Il suo potere avrebbe dovuto creare uno strappo nella Trama spaziotemporale e proiettare un parte dell’inferno nel suo laboratorio. Gli sarebbe bastato. Ma no. Qualcosa andò storto, il portale si aprì, l’Inferno si proiettò in tutto il suo oscuro splendore nel suo antro, quando si accorse che il suo potere stava venendo assorbito per sempre, succhiato dall’Inferno. Un lampo, verde, ed un improvviso indebolimento lo fecero sussultare, mentre l’anima urlava dal fondo del suo essere. Cadde in terra, in preda a forti convulsioni. Solo dopo qualche secondo riuscì a buttare il corpo del neonato (che intanto si era come gonfiato) dentro il portale, così da chiudere il cerchio. Aveva perso gran parte del suo potere, ma la sua mente era intatta. E l’avrebbe ripreso. Oooh, se l’avrebbe ripreso. Incantesimi: Tutti quelli dei negromanti Note: Ha perso gli occhi di sua iniziativa, per avere sensi meglio sviluppati e una sorta di "vera vista", una vista "magica", che si focalizza su alcuni particolari (vede ad esempio solo una ridottissima parte dell’ambiente ma la vede benisimo, con un effeto simile ad un sensore al calore o una ricostruzione in 3d dentro al cervello, e percepisce le onde vitali degli esseri viventi.) GIOCATORE * Federico Selvi * Età: 16 * Città: Milano * E-mail: federico.selvi@virgilio.it