PG: FIAMMIFERO/LUCIFERO ----------------------------------- Razza: Ibrido Umano/Efreeti Classe: Persona Comune Allineamento: Caotico Età: 10 Forza: Discreta Agilità: Buona Intelligenza: Ottima Magia: 4 PM Abilità: 2 PA Combattimento: È scarso sia a mani nude che con qualsiasi tipo di arma, ma è molto abile nell'uso del fuoco. Cavalcare: Se la cava. Nuotare: "Non sia mai..." Lingue: Parla il Comune e la lingua degli Efreeti. Descrizione: Altezza 132 centimetri, peso 47 chilogrammi. Fisico apparentemente fragile e longilineo, ma con un'insospettabile muscolatura. Capelli corti e ricci di un rosso acceso e occhi dello stesso colore, che ardono come pezzi di brace sulla pallida carnagione del viso. Indossa sempre dei pantaloni ed un giubotto di pelle di daino (non speziato), per difendersi dal freddo, verso il quale ha una vera e propria idiosincrasia. Dotazione: Uno zaino di cuoio che porta sempre sulle spalle (come fosse uno scolaretto o un boy scout), con dentro, oltre alle provviste, un sacchetto di zolfo, delle pietre focaie e una boccetta di alcol, per accendere il fuoco e cucinare senza ricorrere all'aiuto di Lucifero. Personalità: Intanto cominciamo col dire che di personalità ce ne sono due, e non perché Fiammifero sia schizofrenico, ma perché condivide il corpo con un'altra entità: un efreeti di nome Lucifero. Così mentre Fiammifero è timido, insicuro, dolce e gentile, Lucifero è arrogante, impertinente, strafottente, violento e, per sua stessa natura, anche "piromane". Due caratteri forse troppo diversi per stare insieme senza scannarsi, per questo i due hanno deciso di utilizzare la regola dell'alternanza: anziché restare svegli entrambi durante il giorno e dormire durante la notte, hanno deciso di spartirsi la giornata; così durante le ore di Sole Lucifero riposa e Fiammifero può fare quello che vuole, mentre quando scende la notte è Fiammifero a riposare ed il copro passa sotto il controllo di Lucifero. Ovviamente ci sono anche dei momenti in cui discutono o stanno insieme (principalmente di sera o di mattina presto), ma tendono comunque a rispettare questa ripartizione temporale al fine di preservare il più possibile la libertà e l'intimità di ognuno. Nessuno dei due pratica alcuna religione, ma in effetti Lucifero venera il fuoco come fosse una divinità. Storia: L'infanzia di Fiammifero è molto triste e dolorosa: a causa di alcune complicazioni durante il parto, la salute di sua madre, già molto cagionevole, conoscerà un lento peggioramento che la condurrà quattro anni più tardi alla morte. Da quel momento in poi la vita del bambino diventerà un vero e proprio incubo senza vie d'uscita: suo padre infatti non si riprenderà mai dallo shock di quella perdita e passerà gli anni successivi annegando i suoi dolori nell'alcool e sfogando la sua frustrazione sul figlio, cui attribuirà fin da subito la responsabilità di quella tragedia. "Se non fossi nato, questo non sarebbe mai successo!!!" era solito ripetergli il padre, che non si limitava certamente alla violenza verbale: ogni volta che si ubriacava qualsiasi pretesto, per quanto insignificante fosse, bastava a scatenare la sua furia, che puntualmente travolgeva il povero bambino lasciandolo al suolo, coperto di sangue e lividi. Come se ciò non bastasse, non riuscendo da lucido a sopportare gli effetti della sua stessa violenza, lo metteva in punizione chiudendolo in cantina, per giorni e talvolta anche settimane, lasciandolo al buio, come un prigioniero in cella di isolamento, con un po' d'acqua e qualche tozzo di pane. Un trattamento disumano che lo avrebbe certamente portato alla follia, se non fosse stato per quel flebile bagliore... Un bagliore che filtrava da una parete, ma non veniva dall'esterno, bensì dall'interno del muro... Un bagliore parlante (!), che il bambino scoprì appartenere alla fiamma di una lanterna, nel momento in cui, su richiesta di quella voce, aveva estratto con fatica il pesante mattone che la nascondeva. Una lanterna che giaceva incastonata nel muro da decenni e la cui fiamma era sempre rimasta accesa... Una lanterna appartenuta ad un alchimista che l'aveva usata come una trappola per imprigionare la povera fiamma... Una fiamma parlante (!), anche se solo telepaticamente. Non ci volle molto prima che i due entrassero in confidenza, accomunati com'erano da anni di solitudine e prigionia, e non ci volle molto prima che la fiamma, che in realtà era un Genio del Piano Elementale del Fuoco chiamato Lucifero, chiedesse al bambino di liberarlo dalla sua bizzarra prigione, rompendo la lanterna; in cambio l'efreeti lo avrebbe liberato da suo padre e quindi dall'infelice esistenza condotta fino a quel momento. Il bambino però, era terrorizzato dall'idea di perdere l'unico amico che avesse mai avuto, quindi per lungo tempo rifiutò l'accordo. Passò un anno ed il giorno del suo settimo compleanno, il bambino venne come al solito spedito in cantina, dopo essere stato picchiato a sangue, ma c'era qualcosa di diverso: questa volta suo padre non gli lasciò alcuna provvista, né tantomeno gliene portò nei giorni successivi. Allo scoccare del quinto giorno, il bambino era ormai allo stremo delle forze: la fame gli aveva provocato dei dolorosi crampi allo stomaco e la sete gli bruciava la gola in modo insopportabile, ma nonostante tutto ancora si rifiutava di liberare il genio dalla lanterna magica. "Dannazione!" ruggì alla fine la creatura in preda alla rabbia, "Vuoi decidererti a rompere questa maledetta lanterna?" "Non voglio..." disse il bambino con l'ultimo fiato che gli restava in corpo. "Cosa significa non vuoi? Non ti rendi conto che è l'unico modo che hai di salvarti la vita?" "Non voglio..." ripeté ancora il bambino e poi, dando fondo a tutte le sue energie, "Non voglio restare solo!" Il genio sospirò e, dopo alcuni attimi di silenzio, disse: "E va bene, mi arrendo..." fece un altro sopiro e poi aggiunse "Hai vinto tu." Qualche istante più tardi un rumore di vetri rotti giunse fino al divano del soggiorno su cui sedeva il padre del bambino, circondato da bottiglie contenenti bevande ad alto tasso alcolico. Fu solo però quando la porta della cantina si aprì ed un fumo nero invase la casa che l'uomo si risvegliò dal torpore provocato dai fumi dell'alcool. Non appena aprì gli occhi si ritrovò dinanzi la sagoma del bambino, che, a differenza dell'uomo, era perfettamente a suo agio nel respirare quel concentrato di carbonio e polveri sottili. Non poteva dirlo con certezza per via del fumo, ma sembrava esserci qualcosa di diverso nel suo aspetto: gli occhi e i capelli da neri sembravano essere diventati rossi mentre il fragile corpicino sembrava assai meno fragile di prima e nel complesso aveva assunto un'aria decisamente più minacciosa. "Cosa diavolo sta succedendo?" disse l'uomo fra i colpi di tosse "Come hai fatto ad uscire dalla cantina?" Il bambino non rispose, si limitò ad osservare il padre con espressione divertita. "Cosa cavolo hai da ridere? Mi stai forse prendendo in giro? Guarda che io ti ammazzo di botte!!!" disse l'uomo scagliandosi con tutta la sua forza contro il bambino, che però non si spostò di un passo e anzi rigettò il padre sul divano senza il minimo sforzo. "Tu... tu non sei mio figlio..." disse l'uomo ora seriamente preoccupato per la propria vita. "Che delusione... tuo nonno era un grande alchimista, mentre tu non sei altro che un misero alcolista... una cosa in comune però ce l'avete: la fastidiosa tendenza ad imprigionare le persone..." attese qualche istante e poi disse: "Questo è da parte di tuo figlio" e schioccando le dita fece esplodere come delle molotov le bottiglie di liquore sopra e attorno al divano, che prese fuoco trasformando l'uomo in una torcia umana. Il bambino rimase a guardarlo, godendosi lo spettacolo per alcuni istanti, dopodiché disse: "Questo invece è da parte mia" e dopo un rapido gesto della mano, le fiamme scomparvero, come risucchiate da un vuoto d'aria, lasciando in bella vista la carne orrendamente ustionata dell'uomo, che continuava a gridare come e più di prima. "Da questa prigione..." disse infine il bambino, guardandolo per l'ultima volta, "non potrai mai uscire." "Lucifero..." disse d'un tratto il bambino, come risvegliandosi da un lungo sonno. "Cosa c'è?" rispose il bambino mentre camminava guardando il cielo. "Dove siamo?" chiese il bambino con aria smarrita e un po' spaventata. "Fuori..." rispose il bambino con espressione serena "Fuori dalle nostre prigioni... finalmente liberi." "E tu, dove sei?" disse il bambino guardandosi attorno "Non ti vedo" "È molto semplice..." rispose il bambino sorridendo "Io sono dentro di te" "Che cosa???" esclamò il bambino con espressione preoccupata. "Calma calma... capisco che abitare in due nello stesso corpo non è il massimo della comodità, ma è sempre meglio di come stavamo prima, non lo pensi anche tu, Fiammifero?" "Beh, forse sì, però... perché mi hai chiamato Fiammifero?" "Perché con quei capelli rossi e quella carnagione chiara sembri proprio un fiammifero... alche la statura poi, più o meno è quella" disse Lucifero sghignazzando. "Non esiste proprio! Io non mi chiamo, né mi chiamerò mai Fiammifero." disse Fiammifero in tono perentorio, mentre il bambino procedeva a passi scomposti verso chissà quale destino. Incantesimi: Nessuno Note: È immune agli attacchi basati sul fuoco. Solo cone Lucifero ha la capacità di "creare fiamme a volontà" e di estinguerle all'istante e la possibilità di usare, una volta al giorno e senza spesa di PM, "Muro di Fuoco" GIOCATORE * Stefano Giuseppe Marotta * Anno di nascita: 23/11/82 * Città: Roma * E-mail: croix@email.it